I miei Maestri
C’è un limite oltre il quale la parola si distrugge. E’ come se implodesse in se stessa. Perde funzione, valore, efficacia. E questo perché tocca e supera la punta di un difetto che non può permettersi: non essere abbastanza. Abbastanza per descrivere, per raccontare, per comunicare e quando la parola non è abbastanza, è parola che ha fallito.
Se la parola non è abbastanza, se la parola ha fallito, allora bisogna superare la parola. La narrazione non è più necessaria, come non lo è più l’intrattenimento ed è invece necessaria una forma più alta, profonda e difficile di comunicazione: il silenzio.
Antoine de Saint-Exupéry diceva: “La perfezione non si raggiunge quando non c’è più niente da aggiungere, ma quando non c’è più niente da togliere”. Il silenzio è il luogo di questa perfezione, dove tutto quello che doveva essere tolto è stato tolto, dove quello che era superfluo è stato scartato, dove tutto quello che era di troppo è stato buttato.
Il silenzio è più forte della parola perché genera uno spazio in cui è il cuore a dettare la grammatica delicata di una lingua senza voce.
Di questa grammatica oggi mi sono stati Maestri bambini perfetti, perché nemmeno da loro si può togliere altro. Rosemary, Massi, Patrick hanno fatto del mio disagio senza idioma il terreno in cui il silenzio ha operato meraviglie, aprendo spiragli di vita oltre il punto in cui la vita si secca e avvizzisce, oltre il confine prima del quale la vita è uno sguardo perso nel vuoto che non si sa interpretare. Loro, con le loro ossa spezzate, mi hanno insegnato che in silenzio si può stare e in silenzio si può amare.
Romina
#tukopamoja
Parole stupende che sono empatia pura, animo nobile: una delle più belle pagine mai scritte e lette che descrivono al meglio i sentimenti e le emozioni che scaturiscono in questi luoghi.