Ieri sera stanca, stanca, sotto le coperte e sotto la mia zanzariera che non intimoriva minimamente le zanzare moleste, ho raccolto un po’ le idee e soprattutto le emozioni di questi giorni.
Raccontare gli stati d’animo che sto vivendo qui non è facile e tutto quello che avevo sentito dai racconti di chi mi ha preceduta, lo sto rivivendo amplificato e in maniera decisamente intensa.
Eh si! Perché se queste cose non le vivi non puoi né comprenderne né apprezzarne il valore.
E non esistono parole in grado di descriverle interamente o almeno io non le ho ancora trovate.
L’abbraccio di un bambino che ti chiede “You will come back again here tomorrow?”, il suo sorriso, ti riempiono il cuore. E poi passi da queste emozioni a quelle più forti che ti “accartocciano” il cuore…per esempio quando entri in una baracca e vieni invitato con un sorriso ad accomodarti e ne esci sentendoti dire da Paola che quella baracca è già una “dimora lussuosa”. Allora ti fai mille domande, ti rendi conto di tante cose alle quali prima non avevi mai pensato.
Con Paola sono stata anche a vedere una baracca che andrà rimessa a posto: incontriamo una donna di 28 anni, Josephine, sieropositiva e vedova di marito sieropositivo anche lui, 4 figli, il più piccino ancora al collo, 5 mesi. I bambini fortunatamente sono sani.
La prima sensazione che ho avuto è che questa baracca solo a toccarla viene giù. Si ragiona, si cercano soluzioni e si trovano e da domani i ragazzi saranno di nuovo a lavoro.
Ho avuto un attimo di smarrimento, mi sono allontanata e le lacrime sono venute giù da sole e senza chiedere il permesso. La dignità e la compostezza di questa donna in questa estrema miseria è disarmante! E mi vengono in mente mille futili motivi per i quali alle volte facciamo piagnistei inutili, noi, noi che abbiamo tutto!
E poi la giornata si conclude con le condivisioni con gli altri compagni di cammino…tutto questo non so definirlo in altro modo: è “ricchezza”. Quella ricchezza non materiale ma interiore che non vorresti perdere mai, una ricchezza che sai che ti ha cambiato un po’ la vita e speri, come me stasera, di portartela dietro, a casa, a Roma e di trasmetterla a chi ami…una ricchezza che speri porti frutto…
E domani è un altro giorno!
Paola L.
Cara Paola, commenterò con parole non mie, questa tua riflessione. Parole semplici, ma che da quando Papa Francesco le pronunciò mi sono rimaste dentro e mi sono sembrate scritte anche per l’esperienza dei campi di Nairobi, dove spesso ci sinterroga sul senso di quello che si vive, che si vede e su quello si fa e su quello che si può fare (anche alla luce delle vostre condivisioni di questi giorni emergono con varie sfumature queste considerazioni che furono e che sono anche le nostre)…….alla luce di queste parole e delle tue/vostre/nostre riflessioni sembrerebbe tutto “semplice”: “Ogni giorno siamo chiamati tutti a diventare una «carezza di Dio» per quelli che forse hanno dimenticato le prime carezze, che forse mai nella vita hanno sentito una carezza…”. Che Dio benedica tutti quelli che come voi ora sono “carezza di Dio”! Buon anno a tutti!!!!
Grazie Massimo…anche il tuo commento è una carezza al mio cuore!
Ti voglio bene!!!