Nairobi 2016/2017, il primo vero giorno di servizio è finito. Dopo essere arrivati ieri mattina a seguito di numerose ore di volo, dalla fredda e umida Roma alla calda e accogliente Nairobi, oggi il gruppo complessivo di trenta persone ha iniziato a fare servizio negli slum. Per me è la prima esperienza di volontariato in Africa in Kenya. Non nascondo che prima di partire la tensione era tanta, ero molto preoccupato di come avrei reagito al primo impatto con tutta la povertà, degrado e sofferenza delle baraccopoli.
Accanto a questo pensiero, però c’era e c’è una grande voglia di vivere nuove esperienze, di vedere il mondo, di aprirmi e ascoltare gli altri, soprattutto i più poveri, i più deboli. Queste sensazioni mi hanno dato la voglia di partecipare a questo campo, e oggi sono molto orgoglioso di essere qua. Faccio servizio presso lo slum di Kariobangi, una delle più grandi baraccopoli della capitale del Kenya. La mattina la passiamo con i bambini diversamente abili dell’orfanotrofio delle Suore di Madre Teresa e il pomeriggio invece giochiamo e danziamo con i bambini nel “cortile” di fronte la scuola di Saint Martin. Il primo impatto con la baraccopoli è stato molto duro per me, come è giusto che sia. Molte volte a casa prima di partire mi sono immaginato come sarebbe stata la baraccopoli, ma mentre pensavo, avevo il vuoto in testa.
Le prime immagini di quelle strade, di quelle vie, di quel degrado, mi hanno dato molta angoscia. E’ impossibile descriverlo in poche righe, ma è una sensazione tale che non ho mai vissuto in vita mia. Vedere su una sola strada, non asfaltata, una quantità enorme di rifiuti, pozze di acqua di fogna sulle strade, capre che gironzolano a caso per le vie, chioschi di venditori di ogni genere, e il tutto accompagnato da un puzzo di fogna e di plastica bruciata, è uno spettacolo che ti lascia a bocca aperta. Soprattutto ciò che mi ha più spaventato è il fatto che la gente viva in questo teatro, come se nulla fosse, come se questa fosse vita. Sono certo che con questa esperienza crescerò molto, spero di riuscire a vedere le cose con occhi diversi.
Eugenio
Eccomi a Nairobi, ci sono stato altre volte in visita, mai per il ‘campo’ di fine anno. Oggi primo giorno di ‘servizio’. Al mattino, col pullman della scuola, andiamo verso il piccolo slum chiamato Bangladesch: appena ci vedono, sui cigli della strada, ecco bambini che cominciano a salutare, saltare, sorridere. Anche delle donne mi sorridono dalla loro baracca, vedendo questo pullman pieno di bianchi. Sanno cosa siamo venuti a fare, ricordano gli anni scorsi. È la forza e il bello dell’esperienza Giacomogiacomo: è stato lasciato un ‘segno’, vieni ritrovato nei visi sorridenti e accoglienti.
Appena scendo, sono subito circondato da decine di bimbi: in diversi domandano dove sono Gabriele e Francesco, due dei figli venuti negli ultimi anni. Margherita, anche lei venuta qui con i miei figli, gli dice che non ci sono, e mi presenta: ‘lui è il padre di Gabriele e Francesco’. Delusione, non sono certo all’altezza della situazione. Presentazione, strette di mano e ci si deve accontentare di una foto insieme. Sono orgoglioso di figli che hanno saputo lasciare un ricordo così forte di gioia e dolcezza a diversi bimbi, in giornate passate a giocare e ridere in uno slum abbastanza schifoso. Li aiuterà ad essere capaci di portare gioia, umanità e giustizia nella loro vita.
E poi si continua per tutto il giorno: mani attaccate, bimbi presi in braccia, sorrisi, giochi. I volti si confondono inevitabilmente, i più giovani di noi ci trascinano nei canti e nei balli: a questi bimbi offro il mio sorriso, le mie mani, i miei goffi movimenti di gioco. Loro mi donano la straordinaria innocenza e vivacità di una vita poverissima, dove una canna di bambù diventa altalena per lotte infinite.
Romolo
#TukoPamoja
Un abbraccio grande!!! Salutate padre Franco da parte mia!
Ti risaluta!
Prego il Signore cheBenedica il vostro lavoro,la vostra generosità,e il vostro amore verso gli altri,i vostri sforzi,e sacrifici,donandovi grazie e benedizioni.
Sono Claudio il papà di Giacomo e volevo dirvi che insieme a Paola abbiamo dato vita ad figlio straordinario ; Lei lo sa perché da sempre ci siamo resi conto Giacomo era speciale …..Mi rendo conto inoltre che ha generato un movimento di pensiero, di opere, di crescita collettiva che nessuno avrebbe potuto immaginare di costruire a mente fredda. Sulla scuola c’è una targa con scritto ” Giacomo grazie mille” che è una frase che si dice ma che raramente viene scritta; quando l’ho vista mi è sembrata ridicola , era il 2008 ma vendendo ora il percorso fatto dalla Onlus GG, dalla partecipazione delle persone , dall’allegria dei bambini direi che è giusta. Moltissime persone , forse tutte passano tanto tempo della propria vita a chiedersi come dare un senso alla propria vita ; è un paradosso che Giacomo ci sia riuscito con i suoi 8 anni di vita. Oggi è il compleanno di Giacomo , avrebbe 18 anni; la mia amarezza è infinita ma dagli accadimenti negativi bisogna prendere il buono che generano e per me e per Voi ragazzi l’insegnamento è di vivere ogni momento della propria vita intensamente , mai in modo banale, sempre costruttivo , sempre in modo intelligente perché la vita è comunque bellissima.
Vi voglio bene e vi ammiro
Claudio