Stasera tocca a me… o meglio a noi, Margherita, Silvia e Alessandro. Vi racconterò le nostre giornate presso le Missionaries of Caritatis, Mothers Teresa’s Home in Kariobangi, tra bambini malati e reparto psichiatrico, insieme a 2 fichissimi compagni di servizio: Silvia e Alessandro.
Intanto dobbiamo fare una premessa. Quest’anno per la prima volta abbiamo pensato di organizzare un’attività all’interno del reparto psichiatrico femminile… e come ben potete immaginare anche il solo proporlo non è stato semplice. La madre superiora non è una persona “tenera” ed il reparto è estremamente delicato. I cambiamenti per queste persone possono essere traumatici, tutto ciò che risulta nuovo, al di fuori della loro routine, potrebbe scatenare reazioni inconsuete. La giornata di queste donne è scandita da suoni e movimenti per noi inconsulti… sembra appartengano solo a loro quelle grida, quei silenzi, quei ripetitivi sbandamenti: ma non è così. Noi lo pensiamo perché non ci siamo mai sforzati di relazionarci con loro, non ci siamo mai fermati a guardarle, a sentirle, a toccarle…
Qui loro sono semplicemente donne, come me e Silvia e vedono in Alessandro un uomo, come lo vediamo noi.
Occhi negli occhi quindi, e cuori nel cuore: stesso livello, stessa ANIMA, questo ci dicono le suore. Ci dobbiamo solo sintonizzare. Stessa linea d’onda: si può fare.
Alcune di loro sono chiuse in delle gabbie, quando ci passiamo davanti le mani che normalmente tengono strette alle grate si distendono, si spalancano e la loro testa oscilla lentamente, e la nostra ha imparato a fare lo stesso movimento, lento come il loro e così, da lontano, ci salutiamo.
Insieme a coloro che si possono muovere ci avviamo nella stanza che le suore ci hanno aperto per provare a farle dipingere. Non sappiamo se rimarranno sedute intorno a un tavolo, e non abbiamo idea di come reagiranno tra pennelli, colori, tele, acqua. Il loro silenzio assoluto e come ci guardano ci disorienta. Una suora è con noi e ci osserva. Occhi negli occhi, cuori nel cuore si comincia. Inizialmente prendiamo loro le mani e le accompagnamo per far loro capire come scorrere sulla tela, per dosarne forza e poi, non ci siamo più fermati. Davanti a quei colori che prendono forma sulla tela le loro urla diventano grida di gioia, i loro movimenti affannati sono solo un impeto di effervescenti sopite emozioni. E noi insieme a loro ci muoviamo, esclamiamo, all’unisono. Ed è meraviglia per noi, per la suora, per loro. Con Pamela, Teresa, Lucy e tutte le altre ora ci sappiamo abbracciare, sappiamo ballare, sappiamo dipingere.
Abbiamo semplicemente iniziato a guardarle, a chiamarle per nome, a vederle Donne, con la loro dignità, PRIMA VELATA, ORA RISORTA.
Chiunque venga accolto da queste suore riacquista la propria dignità di essere umano, gli ultimi del mondo, i reietti della società qui sono PERSONE . Dovreste vedere come sono vestite carine le nostre donne! E se sono rasate è solo perché i capelli se li strappano, e quelle che non lo fanno, infatti, hanno pettinature bellissime.
Ma dal momento in cui noi con i nostri occhi impariamo a guardarle, a chiamarle, quel velo svanisce e la dignità risorge.
Incontrare uno SGUARDO, ricordarsi un NOME, riscoprire DIGNITÀ VELATE, sarà questo il nome del nostro progetto, che con l’aiuto di Dio cercheremo di portare avanti.
Se io Margherita sono riuscita solo a pensare una simile idea è grazie a mia madre ed ai suoi racconti di storie ed emozioni condivise con altre donne nelle stesse condizioni che abitano un’altra parte di mondo.
Ed è grazie alla delicatezza di Silvia ed Alessandro, all’incoraggiamento di Gianmarco (responsabile del nostro gruppo) e alla presenza costante di Dio che non ci molla un attimo, soprattutto qui, che tutto questo è stato possibile.
GRAZIE.
Margherita (Grasselli)
#TukoPamoja