C’è chi in queste terre ha tagliato il nastro del 2014 e chi lo rifà anche per il 2015. C’è chi danza a ritmo tipicamente africano seguendo il passo di Sister Mary e Sister Lucy allo scoccare dell’ora ics. C’è chi ringrazia Dio di essere ancora in questi posti dove alla mezzanotte regna la pace della savana, con il gracidare di qualche rana, il sottofondo delle cicale e qualche voce tra il verde di queste strade dell’ombelico del mondo. Una leggera e tiepida brezza muove le foglie dei bananeti rischiarati solo da una luna e da migliaia di stelle che disegnano un cielo infinito che sembra accoglierci sotto il suo manto, al sicuro, facendo scintillare anche le ruggini baracche degli slum. Qui, dove la condivisione è legge del cuore, sembra non ci sia tempo e voglia per festeggiare da soli… una dura giornata nello slum per stare con i più piccoli e per ricostruire una dimora per una giovane mamma vedova e i suoi 5 bimbi, sembra non affievolire il desiderio continuo di quegli abbracci, di quelle parole e di quei meravigliosi istanti insieme. Nello slum di Bangladesh c’è chi attende il nostro ritorno e, nonostante la grande stanchezza, anche noi non vediamo l’ora di sentire i nostri nomi ripetuti all’inverosimile, di provare dolore per il giochetto bianco/rosso a pressione sulla nostra pelle scottata, di camminare per chilometri alla ricerca delle giraffe promesse (senza trovarle peraltro!!!). Le orecchie, dopo diverse ore nella baraccopoli, si isolano a cercare un riposo, le mani non si liberano nemmeno un istante, incrociando decine di piccole dite scure, le gambe camminano, corrono, saltano e poi ci sono quelle braccia che stringono forte e che provengono da anime che cercano affetto e attenzione proprio mentre un piccolo di tre anni si distanzia dal gruppo, si carica a mano due taniche di plastica grandi quanto lui, per poi dirigersi al fiume, riempirle e riportarle alla mamma intenta a lavare i pochi vestiti posseduti o a cucinare qualcosa per riempire lo stomaco ed assumere quei medicinali indispensabili a sopravvivere a quella schifosa malattia che ha portato con sé quasi tutti gli abitanti della baraccopoli, ai margini di Nairobi. Un bacio sulla guancia ci scioglie. Sono baci di piccole vite già cresciute per le esigenze di una società che non ha sogni perché la speranza nello slum non sembra più aver posto libero. Eppure c’è chi è ancora capace a sognare: c’è chi sogna di diventare un medico per salvare la vita di familiari ed amici, c’è chi sogna di viaggiare, chi di raggiungere le terre dei muzungu, curioso di sapere cosa c’è oltre quel filo elettrificato che li protegge dall’assalto del leone, dalla razzia della giraffa e dal calpestio del bufalo. Rimango abbracciato a Samuel per qualche (eterno) istante, Obama sta sulle mie spalle doloranti e mi accarezza il volto appena sbarbato (un muzungu glabro fa ancora più maiale ed è ancora più buffo!) e le due Rose si addormentano sulle mie ginocchia mentre canto una ninna nanna insegnata da un’amica che lavora con i bimbi in Italia. Basta questo per dire che è un bel modo di vivere “l’ultimo dell’anno”, basta questo per coronare la cantilena dei piccoli: “Mwaka Mpya Wenye Furaha”, l’augurio per un nuovo felice anno. È sufficiente per essere strasoddisfatti di questa grandiosa semplicità condita di piccolissimi gesti, da qualche carezza e da un bianco sorriso su un volto nero. Vale davvero la pena di lottare solo per le cose senza le quali non varrebbe la pena vivere. Vale la pena provare a seminare su un deserto polveroso… la semente non germinerà subito ma nel tempo sarà ricordata, curata e qualcuno avrà il privilegio di raccogliere. L’ultimo sole del 2014 è tramontato ai margini di distese infinite, tra le poderose pause di PaolaPausa e le battute che il polentone non capisce perché è un ignorante di lingua capitolina e napoletana. Ma il sole che tramonta e che spegne le luci tra le vite della baraccopoli africane sta andando a splendere su altre vite nel mondo. Godiamo di questa luna, di questa notte e attendiamo il ritorno del sole che ci scalderà. La luce ci rimane nel cuore anche quando le tenebre ci circondano e nelle immagini che le nostre mani, e non solo i nostri occhi, ci aiutano a ricordare! Continuiamo a seminare e a buttare speranza, fede, amore!
Guido
Buon Inizio a tutti voi!!!!
Buon anno a tutti voi ma soprattutto ai piccoli dello slum. La vostra presenza li rappresenta sicuramente un bellissimo messaggio di speranza per loro e per inooro sogni.
Bellissimo testo Guido, complimenti. Un kiss alla nostra diletta e alla sua ‘scelta’.
Alfredo e Feancesca.
LOVE