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gabrieleHo desiderato ritornare e l’ho fatto. Capisco che le emozioni che provo sono un po’ “addomesticate”. Nonostante questo è stata dura salutarli. Oggi, accompagnando i bambini a Bangladesh, avrei dato tutto per continuare il viaggio in pullman fino a Roma. Stasera capisco che ho molti pensieri e domande che mi fanno guardare al futuro. Mi fanno pensare a come saranno tra dieci anni e mi viene piccolo groppo in gola quando capisco che tra, forse, non tutti saranno ancora qui con noi.
Per me? So che dare giustizia a quanto ho vissuto in questi tre anni significa prendere sul serio la mia vita a Roma.
Gabriele

Sono Partito a cuor leggero. Sapevo, però, che c’erano tutti gli ingredienti perché potessi vivere una bella esperienza. Ho gustato il ritmo del campo. So che la mia missione personale sta per iniziare. Ho visto. E questo è ciò di cui farò maggior tesoro.
Andrea M.

enricoPrimo punto certo: tornare ad un campo come vero rimedio alla “normalità” dove rischio di sentirmi arrivato. Poi, ho guadagnato una buona libertà nel lasciarmi un po’ andare, nel lasciarmi condurre. La crudezza degli incontri è stata anche una scoperta: la bellezza dove non te l’aspetti, dove non credi possa esistere. Sono stato bene con il gruppo. Pensavo fosse complicato trovare il “mio posto”. Un po’ lo è stato. Ma ci sono stati buoni momenti di condivisione vera che mi hanno trasportato dentro il gruppo sempre di più.
Enrico

andreapArrivare è stato facile. Ripartire è davvero difficile. Più difficile dello scorso anno. Mi mancheranno davvero le grida e le carezze degli angeli delle suore di Madre Teresa. Quegli abbracci sono stati una scuola, una scuola del cuore. Un cuore che ha gioito nello scoprirsi capace di tanto amore. Un cuore che mi ha aperto gli occhi spalancandoli su una realtà dura e piena, difficile e intensa. Io non voglio più la maschera che ho tanto ben indossato finora a Roma. Credo in questo cuore. Voglio vedere con questi occhi.
Andrea P.

Per me è stato non solo il primo campo, ma anche il mio primo approccio con l’africa. Ho scoperto molto. Come quella fede che era un po’ sopita. Come la bellezza di essere con voi qui che siete stati anche molto pazienti con il mio italiano.
Veronique

giulio e veroGià dal primo impatto ho avuto grande resistenza. Il primo sguardo su Kware è stata la prima barriera. Che però era la giusta rappresentazione di diverse barriere che mi sto portando dentro da tanto tempo. Aridità irrigata anche dal gruppo e dal lavoro manuale fatto con le persone di qui. Avevo il desiderio di conoscere anche la onlus ed è stato bello scoprire le vostre attività. Suggerirei di provare a sfruttare di più le professionalità dei volontari che partecipano e hanno partecipato negli anni. Infine, mi ha molto colpito l’accenno di Padre Maurizio alla scarsa cura degli adulti, mi è capitato di scoprire che anche loro hanno domande e curiosità, che anche chi non è bambino è in cerca di una relazione.
Giulio

guidoIl mio punto fermo quest’anno è stato HOPE. Per molte coincidenze che mi hanno legato a questo bambino che dalla vita ha avuto molto poco e che comunque è capace di dare affetto. Inoltre, ho capito che mi piace donare senza remore, quasi sprecare il mio tempo con lui e con tutti questi bambini. Amare è guardare nella stessa direzione. E la direzione, per me in questo momento, è la mia vita che a breve si rinnova anche con e grazie a loro.
Guido

gianmarcoDue anni fa a questo punto mi sbriciolavo come un cracker. Oggi capisco che il mio cuore si è un po’ fortificato. Fortificato da un bambino cieco che mi ha fatto vedere. Fortificato dalle lacrime buone, leggere, lasciate sulle strade di Kariobangi. Fortificato dalle tante mani che cercavano un nostro saluto per le strade di Huruma. Fortificato dagli occhi che ho incrociato e scrutato.
Gianmarco

francescoIl mio desiderio era: vivere questo campo con più maturità, con più consapevolezza. Anche se oggi una ragazzina mi ha chiesto se volevo piangere, se avevo delle lacrime dentro… Siamo stati un bel gruppo, E Fides può confermarlo! Provo a portare a Roma la stessa speranza che ho vissuto qui e un grande desiderio di condividere quanto visto qui, di offrire i miei occhi perché vedano anche con i miei.
Francesco

albertaIl frutto di questo mio campo è stato “ritrovarmi e riscoprirmi”. Ritrovata una fede che non pensavo di avere. Ho riscoperto amicizie che pensavo fossero un po’ fossilizzate. Ho scoperto la bella novità di alcune persone. Ho ritrovato emozioni che pensavo di non riuscire ad esprimere. Un po’ ci sono riuscita. Soprattutto ho una nuova voglia di comunicare e di ritrovare gusto nel parlare con i ragazzi incontrati in questi giorni. Sono stata bene con voi. Ho avuto la prova che è bello stare con voi e fidarmi di voi. Ho raccolto molti semi. Molti hanno cominciato a germogliare. Altri li voglio far germogliare tornando qui e lavorandoci su seriamente una volta tornata a Roma come ad esempio credere nel percorso di studio che ho scelto e portarlo a compimento con convinzione.
Alberta

flaviaTornare è un po’ un sollievo, o almeno credo, perché davvero non so come starò e cosa proverò lontano da questi bambini che mi hanno scelto. Che hanno voluto passare queste due settimane con me, ad insegnarmi che la vita è da vivere con pienezza, prendendomi per mano senza alcun timore, accogliendomi nelle loro modeste baracche, permettendomi di commuovermi con loro. E se prima di partire ero piena di curiosità e di voglia di conoscere questa realtà, ho avuto la fortuna di conoscerla come mai avrei immaginato. E ho trovato in voi un gruppo in cui farmi conoscere con i miei tempi e con le mie incertezze.
Flavia

tommasoChe bello accogliere qui i bimbi di Bangladesh e aver la possibilità che capissero da dove nasce GiacomoGiacomo semplicemente rispondendo alle loro domande! Quest’anno ho vissuto incontri davvero importanti, anche se vengo qui da molti anni, e in particolare incontri di semplice accoglienza. Ho avuto anche il regalo di un nome: il nome di un bambino che mi ha accompagnato e osservato costantemente per due settimane. E comunque torno alla mia vita con molte domande, troppe. Di certo qui, ho rigenerato le mie forze! Questo gruppo è stata una buona dose di energia.
Tommaso

fiorellaIo sono partita con tante domande, davvero tante. Speravo di tornare a Roma con qualche risposta. Il mio 2015 non è stato dei migliori. Molte sono state le sfide che ho affrontato. E questo viaggio è stato ciò in cui confidavo per “andare oltre”. E così è stato. Un’immagine che mi porterò dentro: i ragazzi della discarica. E uno dei più bei ricordi: aver scoperto il nome di un bambino dopo due settimane di soprannomi e abbracci “anonimi” e l’essermi sentita speciale per le bambine di Bangladesh. Sul gruppo? Dura prova. Non mi fa paura stare sola e temevo di non farcela. Ma buone dosi di coccole e attenzioni sono state il giusto sostegno anche nell’affrontare le mie debolezze.
Fiorella

laviniaMi è piaciuto conoscervi un po’ al contrario. Dal di dentro al di fuori. Questa era un’esperienza che desideravo da molto tempo. E sono stata molto felice di viverla alla ricerca di tante risposte alle domande che mi portavo dentro. So che qui lascio una bel pezzo di me. Tornare a Roma per me significa cominciare, anzi continuare, a costruire quanto è cominciato qui in questi giorni nell’attenzione e nella cura per chi soffre, anche vicino a me.
Lavinia

paoloMi è servito poter vivere questo campo in secondo piano, da attore non protagonista e godermi il servizio in prima persona. E anche la presenza di quasi tutta la mia famiglia è motivo di gioia e ringraziamento. Poi c’è stata Sara, affianco a me in uno dei pochi momenti in cui riusciamo a stare insieme per più di un fine settimana. Abbiamo condiviso momenti più o meno alti. Tutti questi gli elementi che hanno costruito un campo pieno, che mi ha dato un tempo in contatto con delle buone emozioni. Un po’ mi dispiace vivere lontano: con questo gruppo ho vissuto un tempo buono e vorrei continuare a viverlo. Insomma: sento dei cambiamenti in atto dentro di me e voglio scoprire dove portano.
Paolo

silviaÈ il primo campo dopo tanto tempo. E tante sono le immagini che mi portavo dentro sul Kenya che sono state regolarmente smentite dalla realtà. Che strano, poi, scambiarmi un po’ di “invidie” reciproche: sembra si ami sempre quello che non si ha! Bello, però, tornare indietro con molte domande su me stessa! Pensando al gruppo, forse mi è mancata una breve presentazione all’inizio del campo: il gruppo quasi si conosceva tutto ma non avrebbe fatto male ripresentarsi. Il servizio, infine, è stato un tempo di prova dove la tristezza non è mancata. Il sollievo siete stati voi, compagni di questo felice viaggio.
Silvia

Che confusione mi porto dentro! Quella sicurezza che mi portavo dentro alla partenza, sicurezza di vivere appieno questa esperienza, è stata messa alla prova dalla realtà che ho incontrato. Ho ritrovato emozioni e sensazioni che non ho avuto paura di provare. Anche avere del tempo per scambi di parole semplici con quasi tutti è stata una buona sorpresa. E che bell’incontro con Francis, il costruttore, che ha annullato il timore di rifugiarmi in un lavoro che un po’ mi proteggesse dalla realtà: si è preso cura di noi con generosa umiltà raccontandomi un po’ della sua vita.
Carlo

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chiaraVi confesso che alla partenza ero molto desiderosa di mettere insieme un po’ di pezzetti sull’Africa che avevo raccolto qui e là in altre esperienze. Poi mi sono affidata e ho goduto appieno di questo tempo. Un tempo che è stato importante vivere con Enrico: ne avevamo proprio bisogno. Mi è piaciuto molto passare del tempo di preghiera assieme anche se avrei desiderato anche qualche momento di conoscenza reciproca in più. Nel servizio ho apprezzato la diversità tra i due momenti quotidiani. In particolare a St.Martin avrei voluto fare qualcosa in più e di diverso. Sono felice di tornare a casa e curiosa di trovare un equilibrio nuovo tra il non sentirmi in colpa per come viviamo noi e non dimenticarmi di quello che abbiamo vissuto. E che sia un equilibrio che sproni all’azione!
Chiara

margheritaQuesto campo per me è stato un bel salto nel buio. Molte domande, grandi aspettative, troppi timori. All’arrivo ogni struttura creata faticosamente nella mia testa è stata annientata dall’accoglienza sovrabbondante all’aeroporto e dalla prima visita a kware. Ma poi il campo. Prima esperienza in assoluto di questo genere. Tirata dentro da molti amici non ho timore di ammettere che ne avevo bisogno, anche se non lo sapevo, anche se mi è capitato di denigrare chi avesse già partecipato. Che esperienza entrare nelle case di queste persone, che inaspettata e benvenuta profondità nelle relazioni! Queste visite domiciliari sono state davvero importanti. Ho davvero apprezzato poter visitare anche Kariobangi. Qualcosa di me qui lo lascio ma ho anche ricevuto molto: sento pienezza. Di incontri, di sentimenti, di persone.
Margherita

vitoAvevo un grande desiderio di tornare. Lo scorso anno ho vissuto un’esperienza piena di insegnamenti. A cominciare da quel “SI” alla vita ripetuto contro tutto e tutti da ognuna delle persone che ho incontrato. Avevo bisogno di ricaricarmi e di imparare da questa umanità. Certo il tempo passato qui è stato breve, questa volta, ma si è fatta viva una voce : prendere in considerazione l’idea di rimanere! Qui c’è una ricchezza che mi spinge e mi provoca. Rispetto al gruppo, sono entrato incorsa, in punta dei piedi, e osservarvi disponibili al contatto con questa realtà, è stato motivo di consolazione! Questa terra ha da insegnarci molto: c’è una fede profonda, una carica di vita grande, un amore che vince tutto, che va in profondità per svelarci e dirci molte cose.
Vitangelo

paolaOgni campo per me è un’esperienza diversa. Per esempio, quest’anno pensavo di poter godere di tempi più rilassati, per godere diversamente di tutte le esperienze. Ma l’africa ci sorprende sempre. Continua a sorprenderci. E mi è piaciuto vivere queste sorprese con voi.
Paola

lauraHo rivisto per caso una nostra foto del 28 novembre… Come siamo cambiati! Che bello non essere spaventati dal cambiamento. Un cambiamento che nasce dal fiume di bambini che riescono a consegnarci messaggi ed emozioni profonde. Bello, poi, vedere le persone che qui vivono e lavorano. Il loro desiderio di lavorare anche su degli obiettivi che sembrano impossibili o irrealizzabili è una grande scuola. E allora voglio studiare e approfondire la storia e la vita di questo continente che merita il nostro rispetto e che va incontrato con delicatezza.
Laura

Sono partita per questa esperienza con un filo di incoscienza. Ho deciso all’ultimo e ho colto al volo la possibilità di poter vedere e vivere “in diretta”, senza filtri, questa realtà. Fortunatamente mi avete aiutato ad inserirmi con i miei tempi e i miei modi, senza mettermi fretta. Così mi sono potuta lanciare appieno in questa esperienza.
Daria

michelaGrazie di tutto. Grazie a tutti
Michela

danielePer me è stato un campo all’insegna della libertà, della semplicità e di alcune conferme profonde e importanti. Il mio cuore ha goduto pienamente di questi 15 giorni. E’ stato messo alla prova. Ha avuto delle risposte inequivocabili. Spero di averlo messo a disposizione senza gelosia.
Daniele

TUKO PAMOJA

gruppo

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