UNA GIORNATA TIPO
ORE 7.00 – Sveglia. C’è chi si sveglia da solo, chi accende la musica, chi fa i saluti al sole, chi aspetta una carezza ed un gentile invito a scendere dal letto, chi “ancora 5 minuti poi mi alzo”.
ORE 7.30 – Colazione. Fritta, dolce, salata, seduta, addormentata, in ritardo, in anticipo.
ORE 8.00 – Lodi. Credenti e non credenti che si ritrovano tutti insieme, uniti, per affrontare la giornata. Lette le lodi (preghiere scandite ad ore), ognuno scrive su un fogliettino il verso che più lo ha colpito e si passa al compagno (destra o sinistra, dipende dalle giornate), che lo custodisce durante tutta la giornata.
ORE 8.45 – I due gruppi si dividono. Iniziano due giornate parallele, uguali e diverse. Spieghiamoci: il gruppo si divide in due, rispettivamente di 14 persone. il gruppo “Kariobangi” (letto Kariobanghi) sale sul bus più grande direzione Suore di Madre Teresa. Un paradiso in un inferno di colori, odori, volti nuovi.
ORE 9.00 Gruppo “Bangladesh” – Ci si increma tutti per bene e per benino, e il secondo gruppo “Bangladesh” sale sul bus più piccolo e parte in direzione baraccopoli, appunto, Bangladesh. Un inferno nell’inferno, dove degli angeli si trovano ingiustamente ed inspiegabilmente imprigionati.
ORE 9.30 – Gruppo “Bangladesh” arriva a destinazione. In realtà i nostri occhi arrivano prima, ancora prima le loro urla di eccitazione, le loro gambette che rincorrono il bus, la calca alla porta. “Si inizia, dai ragazzi, si comincia!” Loro da sotto, con gli occhietti neri e attenti a cercare il “proprio muzungu”. Neanche si ha il tempo di mettere un piede fuori dal bus che già ti senti prendere le mani, le braccia, le spalle. “Mambo sana” “Hi! How are you today?” “Fine”. Tutto accompagnato da sorrisi, urli, salti, eccitamento allo stato puro, bambini contenti di darti la mano, semplicemente. Si scende verso la giacomogiacomo Square, si salutano i più anziani, si cerca di non inciampare tra piccoli piedini alcuni scalzi alcuni no; alcuni restano su a ricostruire le baracche, gli altri si continua a scendere tra lamiere e case di fango, in stradine dal terreno molto scosceso essendo la baraccopoli in discesa sulla riva di un fiumiciattolo sporco e puzzolente. Si passa accanto al filo elettrico che divide lo slam dal parco e si arriva allo “spiano” di prato, luogo dove passiamo il 90% del nostro tempo. “One two – MAKE A CIRCLE – tree four – A BIG CIRCLE LIKE A SUFURIA IN THE KITCHEN”. Magicamente 50/60 ragazzini di tutte le età si mettono in cerchio. Facciamo qualche BAN per scaldare la situazione e per prendere un po’ di confidenza, dopo di che iniziamo le attività, quali giochi, braccialetti, palloncini, bolle di sapone – “GIVE ME GIVE ME” . A gestire l’animazione siamo in 6/7, ma una volta finiti i BAN ci perdiamo di vista, ognuno impegnato tra le proprie esperienze, condivisioni, bambini, abbracci, contatti.
ORE 10.00 Gruppo “Kariobangi” – Il cancello che ci aspetta si spalanca, veniamo accolti. Una piccola e breve purificazione dell’anima, dove si mettono da parte limiti personali, barriere, paure, preconcetti sulle proprie emozioni, e si è pronti per l’attività . L’orfanotrofio delle Suore di Madre Teresa accoglie e ospita, proteggendoli dalla crudeltà del mondo esterno che emarginerebbe ( se non eliminerebbe ) questa ‘rara sfumatura’ di esseri umani, bambini diversamente abili, nati con malformazioni fisiche e handicap mentali, donne disabili e , da quest’anno , madri che non potrebbero permettersi di allevare i propri figli al di fuori di questo perimetro incantato. La mattinata viene trascorsa prevalentemente con i bambini, noi la loro gioia, loro la nostra fortezza. James non ha gli occhi per vedere il mondo, ma sente gli odori e forse vede le ombre. Viona è una bambina idrocefalo, la sua testa non copre però il suo cuore. Raphael è piccolissimo ma mangia il suo bicchiere di pappa frullata in totale consenso, Michelle e Collins ci danno il benvenuto. Sono i più grandi, dei piccoli capi gruppo. Marion è la più tenera, cammina con i suoi piedini con pochi mesi di vita, autosufficiente e in continua ricerca di affetto . Questo è solo un assaggio, lontana immagine sfocata, del coro di angeli ai quali una piccola coincidenza della vita ha spezzato le ali.
ORE 12.30 Gruppo “Bangladesh” – Si risale stanchi, accaldati, ustionati, sempre circondati da bambini, sempre attenti a non toccare il filo elettrico, cantando, ridendo, promettendo di tornare presto. “Give me a hug”. Sul bus, e via si torna al compound delle sister a mangiare il pranzo cucinato dalle nostre amate cuochette e suorette.
ORE 12.30 Gruppo “Kariobangi” – Il pranzo gentilmente offerto da Padre Franco, operativo presso la chiesa di Kariobangi ci chiama, ‘ajo ojo e peperoncino ‘ regolarmente, ogni giorno. Camminata verso la destination, tra facce del luogo che ci sorridono e Matatu impazziti.
ORE 14.30 Gruppo “Kariobangi”- Michael ci guida nello spiazzo di terra davanti alla scuola di St.Martin. I nostri nomi sulla maglietta si espandono in molteplici grida ancora prima del nostro arrivo. Migliaia di minuscole mani ci accompagnano. La stretta di quelle mani trasmette tutta l’attesa vissuta in questi giorni. Sono tantissimi, aumentano ad ogni angolo e ad ogni nostro viso bianco riconosciuto. Cantiamo e balliamo insieme, ospiti del loro grandissimo cerchio. Andare via è sempre difficile, scortati fino all’ultimo metro utile. Fino all’inizio delle strade “pericolose” e fuori porta. Ma torneremo, e sia noi che loro possiamo dormire tranquilli e consapevoli di questo.
ORE 14.45/15.00 circa Gruppo “Bangladesh” – Dopo un riposino sotto il mango, cullati dal vento e il verso degli uccelli africanoidi, si risale sul bus per fare il turno del pomeriggio. Si continua. Oggi per esempio ci hanno accolto con un bagno, loro, nel fiume. Un piccolo raccontino della mia di giornata… questa mattina ho stretto i rapporti con una bambina che avrà avuto sui 3 anni massimo. Si avvicinava, mi dava la mano, si faceva prendere in braccio, ma non ha spicciato parola, in inglese o keswaili, neanche un sorriso, nemmeno il “GHIRIGHIRI MOSTER” ha fatto effetto; eppure questo pomeriggio, mentre me ne stavo all’ombra a farmi insegnare a fare i braccialetti con gli elastici, me la ritrovo dietro, muta in silenzio. Inutile dire che ad un suo spontaneo abbraccio chissà che è successo dentro di me. Quà mi accadono delle cose che vàssape’ come spiegarle.
Finita la giornata, via sul bus. Oggi in particolare grandi abbracci e saluti, torneremo tra 3 giorni. Tutue anu!
ORE 20.00 Tuko (tutti) – Messa. Dopo la merenda, la doccia e la chiacchiera, si va a far la messa. Letti e commentati e condivisi i bigliettini della mattina, si va a cena, sempre offerta e variopinta dalle Sister.
Oggi, ultimo dell’anno, c’era TOMMI the big boss ai fornelli. Che ci ha deliziato il palato con un ottimo risotto alla milanese ai fughi porcini. Biretta… e si festeggia il capodanno all’ora Kenyota, e ovviamente anche quello italiano.
Una giornatina, si può dire, banalmente descritta e arrangiata in un resoconto non minimamente paragonabile al viverlo in prima persona, sulla pelle, sui sorrisi, sulla mente, sul cuore.
Tuko Pamoja
BUON ANNO A TUTTI
Alberta “Bangladesh” & Jambo “Kariobangi”
Grazie mille e bun anno 2016 a tutti!
Ciao ragazzi, buon primo dell’ anno, vi seguo sempre, un abbraccio a tutti!!
Un ottimo lavoro fatto anche di “piccole cose” che diventano magicamente molto grandi per chi non ha altro che emarginazione, sofferenza e, se non fosse per voi, oblio. Servirà a questi bambini e vi farà più Grandi!! Buon 2016!!
Buon anno a tutti, ragazzi!!!
Il reseconto di una giornata fantastica,tenera e impegnativa.Il Signore custodisca voi e i “vostri” bambini!!