Risveglio con le raglia dell’asino, pesante ma entusiasmante perché segnava l’inizio di un nuovo giorno di servizio. Caffè con latte di mucca africana, ci ricarichiamo. Lodi e pronti a partire. Appena saliti sull’autobus, Paola ci presenta il ragazzo che le ha venduto le stoffe, un rifugiato politico del Burundi in Kenya che ci avrebbe accompagnato nelle attività della giornata. Parlando solo francese, ci andiamo a sedere davanti per conoscerlo. Un sorriso semplice che non lasciava trasparire tutte le sue sofferenze. Questo è quello che abbiamo portato nei nostri cuori scendendo dall’autobus.
Per noi oggi è stato un giorno importante perché nel pomeriggio abbiamo iniziato la nostra attività di teatro con Francesca, Eugenio e Paolo. L’obiettivo era di fare interpretare alcune favole con una morale ai bambini e di arricchirli di un messaggio che potesse accompagnarli nel loro quotidiano, diverso dalle attività di animazione fatte solitamente. Tra preparazioni pre-campo e riunioni la sera dopo cena a prepararci a questa attività sperimentale, eravamo molto spaventati del risultato finale. Infatti, già dal mattino i bambini si sono mostrati molto agitati. E’ stato difficile tenerli uniti e concentrati su un semplice ruba bandiera. Come avremmo potuto farli recitare?
Il pomeriggio si è presentato impegnativo. E stata un’impresa creare i gruppi delle varie attività. Alla fine siamo riusciti a creare la nostra classe, un gruppetto di quindici ragazze dai 7 ai 16 anni.
Iniziamo a raccontare la storia della cicala e la formica e le ragazze sembravano perplesse e distratte. Il nostro obiettivo era di far passare un messaggio di condivisione e fratellanza, non potevamo scoraggiarci! Grazie all’aiuto delle social workers, Fides e Julia che traducono la storia in Swahili riusciamo a coinvolgerle. E stato emozionante vedere le ragazze dello slam di Bangladesh recitare La Fontaine in Swaili aggiungendo tocchi personali. Tutte le paure iniziali scompaiono nel vederle impegnarsi nel loro ruolo. Abbiamo poi chiesto loro cosa pensassero della storia. Le loro risposte sono state toccanti: “we should not be selfish”, “we should be honest”, “we should always work together”.
La nostra attività si è conclusa con una recita finale davanti agli altri bambini e volontari del gruppo che li ha lasciati senza parole.
Come per il teatro, è stato il primo giorno per l’attività del disegno, un altro modo per regalare ai bambini un momento di svago, di creatività e di insegnamento. Piccoli passi ma grandi emozioni.
Giulia e Eugenia #TukoPamoja
Ma allora funzionaaaaa!!!!! Leggo emozionata l’inizio delle attività ludico-formative per i piccoli di Bangla, come il fiume che scorre da un anno all’altro, e le nostre intenzioni che vanno avanti su gambe e braccia diverse, uguali, unite, le stesse. Sono felice, sento la fatica di aver tenuto insieme i bambini, è come se mi sentissi nelle orecchie tutta quella caciara, strumentale al risultato finale. Siete forti, uniti, Tuko Pamoja only way!!