Per i futuristi erano parole in libertà per Joyce flusso di coscienza, noi come titolo scegliamo: secondo primo vero giorno di campo.
(ovvero tutte quelle scene, tristi o esilaranti, che si possono avvistare tra kariobangi e Ongata Rongai)
una bambina stava per mano con la madre e camminando si è persa una scarpa, una bambina di massimo un anno e mezzo, due anni, e ha continuata a camminare, scalza – la madre se ne è anche accorta – avrebbe potuto continuare a camminare anche senza scarpe, si si. (A.V)
io per esempio, questa è da scrivere, al ritorno con il bus, ci siamo fermati in mezzo al traffico davanti a bangladesh, e c’erano dei ragazzini di fuori, ci hanno visti, riconosciuti, ed hanno iniziato a gridarci “ci vediamo domani” – io ho iniziato un ‘afferrare la banana’ (è un ballo animato che usiamo coi bimbi) e tutti a canna hanno risposto ‘’AFFERRARE LA BANANA’ (P.G)
o sennò la scena a Kariobangi, la scena di massimo nevola che tornando dalla chiesa – camminavamo – vede un matatu (tradizionale mezzo di locomozione keniota) in mezzo al casino, al traffico, a strombazzare e massimo allora gli grida: “per l’avana?” (P.G)
potremmo raccontare di quando siamo arrivati a Bangladesh e tutti quanti i bambini già chiamavano “Guido? Diletta?”, e ci aspettavano già da giorni: ma quanti bambini hanno chiesto di Diletta? quanti cavolo di bambini? (M.G.)
come i due bambini che mi avevano preso in simpatia, due fratelli, sorella e bambino piccolo, lei in mezzo al baccano non faceva che tenerlo d’occhio, sempre – giocava rideva – ma sempre lo teneva d’occhio. (L.I)
l’attenzione delle suore verso i bambini disabili, tipo: in romania il cibo è uguale per tutti – che tu sia senza denti o con – invece ognuno qui aveva un proprio pasto, ognuno unico nel suo genere. (S.G)
un ragazzino si è rifiutato di mangiare e le suore lo hanno messo in castigo – essere messo in castigo vuol dire tenerlo legato ad una sedia e tenere la sedia legata al muro – lui però sapeva slegarsi e tornava costantemente da me – “avrà fame?” alla fine è tornato ed ha mangiato con me.(P.G)
oppure sister Monica che ogni volta in cui le domandi “how are you’” risponde “FINE THANKS!!!!!” (C.M)
tutti prendevano in giro Michael, l’operatore sociale che ci accompagna, lo facevano in swahili, ma lui invece si gloriava perché ci teneva a braccetto: delle belle muzungu (S.G)
poi dei minatori ci hanno accolto per farci giocare al loro lavoro, facendoci provare, interrompendosi.(F.G)
semmai quello che mi colpisce è quando tu passeggi per lo slum, ovviamente sei l’uomo bianco, il muzungu – tutti ti salutano – però ce ne sono alcuni che tu li guardi, e capisci che non gli piaci, sembra pensino “ma questo qui checcazz’ ci sta a fare qui dentro?”(P.G)
i bambini mi stavano assalendo, Andrea mi ha presa in braccio e i bambini sono esplosi….di gioia (S.G)
sommersa da tre bambine piccole, mi sono dovuta sedere talmente mi saltavano addosso – sgomitavano…arriva Josphine: mi prende la mano, dice qualche cosa alle bambine che subito si scansano, intreccia la sua mano alla mia e mi porta al pullman, per andare via, quasi mi ‘salva’. quando le ho chiesto: “what’s your name” – lei c’è rimasta male – “già te l’ho chiesto?” – “si” – “ah ok” – io solo allora me lo sono ricordato: Josephine. (A.V)
c’era sto cacchio di camion che era sicuramente stracarico – forse di pecore – forse troppe pecore – sul tetto c’erano altre pecore legate – vive – che cercavano di muoversi – e sopra a tutte queste pecore sedevano delle persone.(P.G)
te lo ricordi quel ragazzino che quando abbiamo fatto salire tutti i bimbi sul pullman per dargli un passaggio, ha continuato a correrci dietro, scalzo, perché lo avevamo dimenticato? poi ho gridato: “LION!!!!” l’autista si ferma, Laban si accerta, e allora lo facciamo salire e ripartiamo. (G. G)
poi se volessimo chiudere potremmo parlare della scena terribile ma piena di significato: a Kariobangi c’è un mattatoio, che è uno schifo, c’è proprio l’odore di morto, ma c’è una cosa ancora peggio dell’odore: le povere pecore che tu vedi arrivare felici e contente, poi giri l’angolo, e vedi centinaia di pecore appese…..è tosta. (P.G)
(Paola tiene a specificare che le sopramenzionate dichiarazioni potrebbero avere effetti devastanti sul pubblico del blog, che, afferma, essere composto da numerose madri padri e nonne, molto premurose, forse preoccupate dalla lontananza dei propri affetti)
Dopo una lunga notte insonne sono qui a leggervi e non potevo non sfociare in commozione, è così perché Nairobi mi ha insegnato anche a non difendermi più dalle mie emozioni.
Leggere il mio nome e immaginarlo pronunciato dai bimbi mi ha dato un ulteriore fitta al cuore, mi riecheggia nell’anima, quindi grazie a tutti quelli che stanno avendo con delicatezza e affetto un pensiero per me. Mi state dando energia e linfa vitale già per il prossimo campo che condivideremo insieme!
Lì a Nairobi c’è una parte importante del mio cuore, vi conosco e so che lo maneggerete con cura! Vi abbraccio forte…tuko pamoja!!
well done! Good work
Che bravi!
Vi seguo e penso ogni giorno. Mi dispiace molto di non essere lì con voi, ma sono felicissima che stiate tutti godendo di questa magnifica esperienza.
In questi giorni di stallo emotivo ho iniziato un progetto che presenterò alla mia università di Berlino sulle monete complementari in Kenya, strumenti che stanno rialzando l’economia locale e aiutando i nostri amici lì. Chissà che non aiuti a diffondere anche in minima parta il sostegno politico-economico dalla Germania.
State bene e coccolate i nanetti anche per me.
Baci,
Diletta the small one
“Ubuntu”
Io sono perchè noi siamo.
Il più grande insegnamento di mamma Africa.
Quando sei stato lì e hai visto, non puoi far più finta di niente. Sarebbe inumano e vergognosamente egoista. E non puoi far altro che cercare di riportare quell’insegnamento nel tuo mondo.
Un abbraccio forte a tutti i volontari che si stanno approcciando a questa nuova travolgente ed indimenticabile esperienza, un abbraccio a chi già c’era stato negli anni precedenti e ci è tornato e un abbraccio forte a tutti i bambini degli slum, a Ruth, Andrew, Moses, Elenoire, Elì etc etc. Non li ho mai dimenticati.
Vi seguo dal blog, curioso di leggere nuove esperienze e vedere nuove foto.
Un abbraccio
Marcello
cari tutti,
se penso a voi ,penso a quella strana magia che avviene quando la musica incontra la poesia e viceversa e nascono canzoni molto belle,come questa,che parlano di anime come voi:
“Mio fratello che guardi il mondo
e il mondo non somiglia a te.
Mio fratello che guardi il cielo
e il cielo non ti guarda.
Se c’è una strada sotto il mare
prima o poi ci troverà.
Se non c’è strada dentro il cuore degli altri
prima o poi si traccerà…”
Ivano Fossati,”mio fratello che guardi il mondo”
Voi che guardate da vicino un mondo che sembra non assomigliarci,
sotto un cielo storico che sembra non guardarci,
ma a voi quella strada sotto il mare vi ha trovato,
e quella strada dentro al cuore la state tracciando.
grazie per le vostre prime testimonianze,vere,non edulcorate,spontanee…
un vento caldo che arriva via internet da questa parte del mondo,di coscienza,di conoscenza,di risveglio delle anime distratte e sopite..
noi qui,
quelli del cappuccino e cornetto la mattina,
quelli delle targhe alterne,
quelli non so ancora che faccio per Capodanno..
tranquilla mamma Paola,posso solo dire agli altri genitori,come mamma di un figlio alla sua seconda volta lì,non vi preoccupate, va tutto bene,i vostri figli torneranno con una ricchezza interiore che non li lascerà più,torneranno “bellissimi”.e arricchiranno pure voi.a me è andata così, e questa seconda volta ancora di più.
Un mio grande abbraccio e sostegno iaggiunga tutti negli slums,come si dice,un abbraccio a tutti quelli che conosco e anche a quelli che non conosco e non mi conoscono.
bserata e notte
cristiana
giambo’s mother
Grazie a Francesco Zappone per aver condiviso con noi l’inizio di questo viaggio