Cosa ho messo in valigia?
All’arrivo non avevo aspettative, ma mi riporto tante cose. Due cose in particolare: la prima è entrare nella povertà come esperienza mistica, anche se va sempre considerata negativa. Nasce in me una forza non violenta ma di lotta. La seconda l’amore di Dio totalmente gratuita: vedere i bambini che si affidano e cercano calore, la tenerezza. Accresce la mia vita di uomo, mette in moto la mia paternità.
Riporto l’impegno comune con le suore e con gli assistenti sociali per scardinare le brutte cose che ci sono nella baraccopoli di Bangla.
Sono lenta a metabolizzare, so cosa non mi riporto: non la paura e l’angoscia. Stare questi giorni con voi, scambiarci le storie, hanno acceso il meccanismo opposto. Torno con la voglia di cambiare anche la mia realtà, sarà più facile che cambiare le cose qui a Nairobi. Molto lo devo a voi che ringrazio uno per uno.
Io come, ogni volta, torno molto stanca, con sensazioni molto confuse, ma con la certezza che il nostro lavoro comincia domani sera al nostro arrivo in Italia. Non per raccogliere fondi e occuparci dei progetti, ma per dare voce ai volti che abbiamo conosciuto. Mi porto un abbraccio da stritolamento di sister Giacinta e ci leggo un augurio di cose da fare insieme. Un abbraccio con Sara questa sera. Mi porto a casa tanto amore, tanta voglia di continuare a camminare con ognuno di voi, con chi avrà voglia di farlo, io ci sarò.
Mi aspettavo di trovare tanta povertà e tanta sofferenza. Invece mi porto, anche se sembra un ossimoro, la gioia che ho visto nelle persone, che ho visto anche in ognuno di noi. Lotterò con tutta me stessa perché ogni cosa che farò in Italia abbia significato. Voglio fare cose importanti, con quello sguardo pieno che ho conosciuto, con la gioia negli occhi. Non mi accontenterò.
Io ringrazio tutti, non mi aspettavo un gruppo così, di grande spessore, di grande cuore. Mi sono connesso in una dimensione nuova. Ho potuto tirare fuori un lato di me che non riesco a tirare fuori, ho riso tanto, mi sono divertito. Ho visto una nuova percezione della mia vita, mettendo la felicità in prima linea. Sono venuto pensando di trovare le risposte ed invece ho trovato le domande che però portano a risposte.
Sono turbata dal ritorno dove mi aspettano delle battaglie. È stata esperienza umana, di vita e di fede. Incontrando le persone di qui e con voi, dove ci siamo mostrati e conosciuti pian piano. È stata anche esperienza di fede, negli incontri con le persone che pregano, nei momenti comuni di condivisione dove ho sentito passare lo spirito.
Io pensavo che le persone avessero bisogno di compassione. Per me è stato un cammino. Nel mio studio devo vedere le persone per cosa hanno, non per quello che manca. Ogni persona singolarmente. Mi riporto questo bellissimo gruppo.
Mi riporto la gratitudine, cercherò di diffonderla. Ringrazio Paola perché è sempre disponibile. Ringrazio Carmelo perché è quello che dovrebbe essere la Chiesa, si è sporcato le mani. Mi ha dato speranza. Quello che non riesco a vedere nelle foto, quello che non riesco a scrivere nel diario. Sono contenta che abbiamo avuto dei successi. Mi porto la voglia di non sentirsi anestetizzata, voglio essere impegnata. Mi ha ispirato la scritta KOROCOCHO DREAMS BIG. Questo è il mio impegno che voglio prendere con voi.
Mi sento di avere fatto una esperienza di fede forte, ringrazio Carmelo e il coro della chiesa di Kariobangi. Ho trovato una forza, una resilienza, una fede che non viene scalfita. Le persone qui credono in Dio più di quelli che hanno ricevuto una vita agiata. Quando sono partito conoscevo solo Paola e Laura. Alle riunioni ero molto stanco. La mia speranza era di trovare coetanei tra quelli collegati. Arrivato in aereoporto ho capito che non c’era nessuno della mia età, ma nonostante le differenze, mi sento di avere fatto un’esperienza forte. Spero di poter tornare il prossimo anno portando gli amici.
Io ho studiato scuola interpreti ma non ho fatto l’interprete, ma in questi giorni mi sono trovata a tradurre le persone più disparate. Mi ha abbracciato madre superiora, mi ha quasi stritolato. Conoscere una cultura nuova e una lingua nuova. Dopo il primo campo non capisci tanto ma non dimentichi. Le persone ti abbracciano. Esempio: con Irene ci siamo rincontrate come se non fosse passato un minuto. La comunione con me stessa e con voi. Più vengo più ho voglia di tornare. Voglio sognare con Paola e vedere le cose realizzate. Voglio mantenere la gratitudine con tutte queste persone e con voi.
Io quest’anno provo emozioni contrastanti. Gli altri anni partendo stavo male partendo. Quest’anno una parola che mi ha risuonato tanto: contraddizione. Inizialmente mi ha destabilizzato, ma penso sia funzionale. Voglio tenermi stretta le domande e la contraddizione che mi spingono ad andare avanti. Quest’anno sono stata più a contatto con le donne che sono maestre di vita. Ho visto qualcosa di diverso. Voglio tenermi stretta tutto quello che ho provato, anche grazie a voi. Me lo voglio tenere stretto.
Al momento mi sento in un frullatore. Veramente era così anche lo scorso campo. Non so esattamente ora, lo capirò dopo, tornando. Sono contenta di essere venuta qui, sono contenta di come sto qui, sto bene. Quest’anno mi sembra che alcune cose però mi sono scivolate addosso e non sono stata distaccata. Alcuni momenti specifici: oggi una donna Masai mi ha riconosciuto, Yunis e mi ha chiesto di me e della mia famiglia. Mi sono emozionata. Anche quando ho rivisto Alpha. È stato lui che mi ha fatto accendere ispirazione dei quadri con i tessuti. Anche io mi aggiungo alle persone che vogliono impegnarsi di più. Purtroppo quest’anno mi è mancato lo spirito di comunità. Non tutti siamo stati puntuali, mi è dispiaciuto.
Io mi porto indietro le mamme e il progetto che ho in testa. Mi porto Natasha una bambina, che quest’anno si è appiccicata a me. Quest’anno è stato difficile stare con i bambini, erano agitati e ci siamo stati poco. Ho partecipato alla riunione con i progetti di Inua Mama, ho capito poco ma sono stata contenta. Mi è dispiaciuto che non abbiamo finito il container. Bello uscire per Ongata Rongai da sola con i ragazzi per comprare i colori. Essere fluidi col tempo mi è pesato. Bello il gruppo, belle le partite a Lupus.
Io sono partita con aspettative. Vedere prima e dopo la pandemia questo posto. La GGO è la missione della mia vita. Mi porto una grande malinconia. Malinconia di una comunità con cui sono cresciuta ma che non c’è più. Non tutti hanno il coraggio di tornare, la comunità di Tuko Pamoja non c’è più. Dopo questo campo non mi sento assolutamente piena, ne esco con un po’ di amaro in bocca. Sento la mancanza di Maurizio, lo scorso anno aveva aperto una finestra per noi. Il mio bimbo che seguo, non l’ho trovato bene e sono preoccupata. Siete persone stupende. Questo posto è per il cambiamento. Ho preso una batosta ma abbozzo.
Chi ci separerà dall’amore di Cristo? San Paolo. Io mi sento in un flusso d’amore. L’unico peccato che ci può essere è di interromperlo. Tornando a casa continuerò ad essere immerso in questo flusso in cui ci siete anche tutti voi.
Io mi porto tante emozioni, tanti sguardi, tanti sorrisi, mi sono anche guardata tanto allo specchio. Conoscenze bellissime. Un uomo accanto.
Io personalmente non mi sento a fine campo. Volevo andare in letargo, invece sono al campo con voi. Diletta mi ha preso la mano quando mi sono commossa e mi sono sentita bene, tranquilla. Grazie a tutti voi e vi porto con me. Mi voglio portare anche Simon, ieri ad esempio mi ha offerto una canna da zucchero facendo attenzione anche a scegliere i pezzi migliori, più grandi. È una persona delicata ed è un modello a cui volermi ispirare. Mi voglio portare Christine e Silvia, le madri incontrate nelle visite. Le parole di Carmelo che rende la fede una cosa semplice.
Io mi porto la semplicità con cui cui Stacey mi ha chiesto lo scotch con il mio nome come fosse una cosa di valore. Mi sono sentita stupida perché sono nata da una certa parte del mondo. Ho capito le cose importanti e la mia ricerca frenetica. Anche io riprendo il concetto di contraddizione. Anche sulla fede. Di fronte ad una donna che deve essere consolata ho pensato che potevo pregare per lei. Come potrò plasmare la mia vita sulle cose che ho imparato? Spero che non sia la fine ma solo l’inizio.
Mi porto un’esperienza meravigliosa, colma di emozioni e di sensazioni. Mi porto il sorriso dei bambini specialmente quello di Marley, mi porto la speranza delle famiglie, mi porto la forte fede che questo popolo ha nel Signore. Mi porto la bellissima famiglia che sono Paola e Laura. Mi porto Giacomo che si respira in tutti gli angoli del compound. Mi porto tutti i nostri servizi e tutto quello che hanno scaturito in me, mi porto le nostre condivisioni sempre molto belle e forti. Mi porto padre Carmelo un uomo meraviglioso. It’s not goodbye but see you later.